Medhat Shafik porta la sua “Odissea” alla Errm Art Gallery di Riyad

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6 Marzo 2025 – Tempo di lettura: 5 min
Medhat Shafik porta la sua "Odissea" alla Errm Art Gallery di Riyad
La Errm Art Gallery di Riyad ospita fino al 31 marzo 2025 la mostra Odissea, personale dell’artista egiziano-italiano Medhat Shafik. Questa esposizione segna la prima volta che Shafik presenta il suo lavoro nella capitale saudita, offrendo al pubblico l’opportunità di immergersi in un universo artistico in cui la memoria, il viaggio e l’identità si intrecciano in un linguaggio visivo unico.
Il viaggio di Shafik tra Oriente e Occidente
Nato a El-Badari, Egitto, nel 1956, Shafik si è trasferito in Italia nel 1976, dove ha studiato pittura e scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Il suo lavoro è stato descritto dal Metropolitan Museum di New York come una delle espressioni più interessanti dell’arte araba contemporanea, capace di fondere il vocabolario visivo delle avanguardie occidentali con le evocazioni e i colori della cultura orientale. La mostra Odissea trae ispirazione dalla poesia di Constantine P. Cavafy, interpretando la vita come un viaggio continuo e stratificato. Le opere esposte rievocano questa dimensione itinerante attraverso una combinazione di pittura, collage e installazioni che utilizzano materiali di recupero, trasformandoli in reliquie di memoria e tracce di esistenza.
Un’archeologia dell’esistenza
Il lavoro di Medhat Shafik si può leggere come una sorta di scavo archeologico della memoria e dell’identità, un’operazione artistica che trascende il tempo e lo spazio. Come sottolineato dal critico Farid Zahi, il processo creativo di Shafik fonde introspezione ed esteriorizzazione:
“Shafik oscilla elegantemente tra sé e l’altro, tra passato e presente, tra il dettaglio e il tutto. La sua continua ricerca si traduce in una ‘performance’ artistica, in cui il corpo e l’opera diventano inseparabili.”
Nelle opere in mostra, questa tensione tra intimità e universalità è evidente. La stratificazione di materiali e tecniche – dal tessuto grezzo alla carta, dalle superfici incise ai pigmenti vibranti – diventa metafora della stratificazione della storia e dell’identità. L’artista sembra muoversi tra il recupero della tradizione e la sperimentazione contemporanea, dando vita a un dialogo costante tra radici e innovazione.
Tra tragico e mistico
Un altro aspetto fondamentale della poetica di Shafik è il suo rapporto con il tragico e il mistico. Come scrive Zahi:
“Nel cuore di questa dinamica risiede un’armonia stilistica che definisce il suo lavoro: narrativo, anche quando si inclina all’astrazione; spirituale, anche quando si avvicina alla razionalità; giocoso, anche quando si confronta con il tragico.”
In Odissea, questa tensione tra dimensione tragica e spirituale si traduce in opere in cui il passato riemerge con la forza dell’evocazione, senza nostalgie, ma con il desiderio di ridare vita a frammenti di esperienza umana. L’uso di materiali poveri, spesso consumati dal tempo, conferisce alle sue composizioni una qualità quasi rituale, come se ogni opera fosse un atto di rammemorazione e di resistenza alla dimenticanza.
L’impronta epica di Shafik: tra narrazione e astrazione
La capacità di Shafik di fondere narrazione e astrazione è una delle cifre distintive del suo linguaggio artistico. Il suo lavoro non si limita a raccontare storie, ma le dissolve, le stratifica e le trasforma in un vocabolario di segni e simboli, un alfabeto visivo che rimanda alla sua personale archeologia dell’esistenza. L’artista sembra costruire un nuovo linguaggio della memoria, in cui ogni frammento raccolto – sia esso un pezzo di stoffa, un pigmento grezzo o un’incisione nella superficie – diventa un tassello di un più ampio affresco dell’umanità. Questo approccio richiama il concetto di palinsesto visivo, in cui ogni strato dialoga con quelli precedenti, creando una composizione che è al tempo stesso fisica e metafisica. L’epicità che caratterizza il lavoro di Shafik non è quella della narrazione classica, bensì quella di un viaggio senza fine, dove il destino dell’essere umano è un continuo intrecciarsi di partenze e ritorni, di perdita e riscoperta. Come scrive Farid Zahi:
“Questa sperimentazione multiforme attiva le dimensioni nascoste del visibile e dell’invisibile, del tangibile e dell’intellettuale. È un’arte che si fa esperienza mistica e dinamica, capace di coinvolgere lo spettatore in un percorso di scoperta e di riflessione su se stesso e sul mondo.”
Un messaggio universale
Attraverso Odissea, Medhat Shafik invita lo spettatore a un viaggio tra memoria e trasformazione, tra passato e futuro. Le sue opere non sono semplicemente narrazioni personali, ma si aprono a una lettura universale, dove il senso dell’erranza diventa una condizione esistenziale condivisa. La sua capacità di riunire il personale e il collettivo, l’antico e il contemporaneo, fa di lui un artista capace di tradurre in immagini l’essenza stessa del viaggio umano. Con questa mostra, la Errm Art Gallery di Riyad si conferma uno spazio attento alla scena artistica internazionale, accogliendo un artista che, con il suo linguaggio visivo stratificato e profondamente evocativo, ci invita a ripensare il senso del nostro viaggio nel mondo.
La mostra, è il risultato di tre anni di trattative e di lavoro ed è stata realizzata in collaborazione tra Mr.mohammed el Saawy owner and director of Errm Art Gallery di Riyadh and Mr. Mohammed Talaat owner and director of Misr Gallery del Cairo.
La mostra Odissea è visitabile presso la Errm Art Gallery, situata al Al Mossa Center, Gate No. 1, Olaya Street, Riyad, fino al 31 marzo 2025.