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MARCOROSSI
artecontemporanea

 

Luigi Ghirri e Franco Guerzoni: “Ricordarsi di guardare il profilo delle nuvole e gli azzurri”

5 Dicembre 2022   –   Tempo di lettura: 5 min

Luigi Ghirri e Franco Guerzoni: “Ricordarsi di guardare il profilo delle nuvole e gli azzurri”

Si chiama “Infinito. L’universo di Luigi Ghirri” il documentario di Matteo Parisini, con la voce di Stefano Accorsi, presentato a Milano la scorsa settimana al Cinema Anteo, in occasione del Milano Design Film Festival.

Un saggio visuale costituito da parole ed immagini che ripercorre la vita emotiva e lavorativa di Luigi Ghirri invitandoci ad ampliare il nostro sguardo circa il lavoro di uno dei fotografi più importanti del Novecento Italiano. Il docu-film è stato realizzato in collaborazione con l’Archivio Ghirri e con la partecipazione di alcune figure speciali nella vita dell’artista, uno tra tutti il nostro artista Franco Guerzoni, che collabora con la galleria Marcorossi artecontemporanea dal 1997. Franco e Luigi entrambi originari dell’Emilia Romagna hanno condiviso per anni una intensa amicizia, suggestionandosi reciprocamente nelle copiose produzioni artistiche. Ce lo ricorda il libro Franco Guerzoni, Nessun luogo da nessuna parte, Viaggi randagi con Luigi Ghirri (Skira, 2014 ) in cui si raccontano e si mappano aneddoti, storie, incontri e pensieri che si perdono in quel territorio così evidente e allo stesso tempo misterioso che è la pianura.

 

Nell’intervista prodotta dalla Marcorossi artecontemporanea, Franco Guerzoni ricorda il compagno di mille avventure:

“Quando penso a Luigi penso ad un sentimento, non ad un fotografo.”
Se non avesse fotografato, se non fosse diventato un grandissimo fotografo riconosciuto in tutto il mondo il mio sentimento sarebbe stato il medesimo perchè il nostro era un rapporto, una amicizia tra due persone. A dire il vero le nostre due personalità creavano una persona normale. Lui riusciva a calmarmi ed io forse con il mio carattere riuscivo ad agitarlo. Noi avevamo una macchina fotografica in comune, metà per uno. Lui si faceva portare, verso Mantova, Bologna ed altre cittadine a fotografare delle esistenze di case in rovina dalle quali noi catturavamo degli aspetti, degli interni e degli esterni. Poi ognuno di noi lavorava in modo diverso. Io avevo bisogno di completare l’opera dipingendo. Luigi pensava che la fotografia bastasse a se stessa”.

 

I profili delle nuvole e gli azzurri

Luigi Ghirri ci ha lasciato da oltre trent’anni eppure le sue immagini, il suo modo di vedere il mondo, le sue avventure minime nella pianura padana, continuano inesorabilmente ad ispirarci. Negli anni 70’ nel 1900, Ghirri, innamorato dei dettagli e delle cose più apparentemente semplici cominciò un progetto che vide la luce nel 1974. 365 immagini, non della terra e delle sue poeticissime nebbie bensì del cielo diurno, montate le une vicino alle altre. Il titolo dell’opera fu “Infinito”, Infinito, sterminato, come la nostra impossibilità umana di tradurre i segni naturali, di fermare il tempo. Eppure in questa macro operazione, l’infinito diventa un possibile atlante cromatico di 365 possibili cieli. La moglie di Luigi, Paola in un librino tanto agevole quanto prezioso, “Ballata per Luigi Ghirri”, lo ricorda per la sua lente nitidissima, per la capacità di mettere a fuoco i sentimenti oltre alle cose che inquadrava. E la sua forza nonostante tutto di non smettere mai di guardare “i profili delle nuvole e gli azzurri”